Ambasciator non porta pena, anzi pene! Devo annunciare l’esistenza di condizioni castranti che portano l’uomo da una parte e la donna dall’altra, alla cosiddetta evirazione del membro maschile e la castrazione della vagina. Scopriamo come questo avviene anche in quelle persone che fino ad un attimo prima si sentivano realizzate, sicure di se stesse e come prevenire il crollo sessuale e la perdita dell’autostima.
Mentre una parte di ciò che noi percepiamo viene dagli oggetti che ci stanno dinanzi, attraverso i nostri organi di senso, un’altra parte (ed è possibile sia la maggiore) proviene sempre dal nostro cervello
William James
La castrazione dell’ex
Problemi sessuali e divorzio non sono così lontani.
Proprio così.
è una questione legale!
Lo dice la legge: “se i coniugi non hanno rapporti sessuali ed uno dei due ne vorrebbe avere o ci sono problemi per la procreazione allora la separazione è d’obbligo.”
Cosa accade quando invece il sesso all’interno della coppia è presente e tutto sembra proseguire senza un disturbo sessuale ma si divorzia per altri motivi?
Le stronze entrano in scena e cala il sipario sulla virilità del maschio.
Fermi tutti!
Anche abbiamo anche la versione maschile “stronzi” ma non li citerò qui, perchè per loro si apre un capitolo a parte tanto è l’essere viscidi (leggi articolo Manipolazione sessuale)
So cosa pensi: cosa ne sai Rita tu del divorzio? Anche questo?
Si e no.
Nel senso che sono anch’io divorziata, ma incredibilmente per me è stato difficile (inevitabile) ma civile.
Il mio ex marito ed io siamo l’eccezione che conferma la regola. Nessuna guerra. Nessun colpevole da accusare. Nessun figlio utilizzato come arma contro l’altro.
Tutto facile?
Per niente ma esiste solo una regola da seguire in questi casi: mettere il benessere dei figli al primo posto. Fare in modo che siano loro il vostro faro della civiltà e del buonsenso che guida le vostre azioni e i vostri comportamenti.
Tuttavia questo mio vissuto mi ha creato non poche difficoltà a livello professionale semplicemente perchè per me è stato davvero difficile sintonizzarmi nel mondo reale ed accettare che potesse esistere una realtà totalmente diversa e tanto frequente.
Con l’andare avanti nel mio mondo di terapie sessuali altrettanto frequente è diventato per me il ripresentarsi di una situazione: persone che non aveva mai avuto problemi sessuali, a divorzio avvenuto ne sono diventati vittima.
Paradossalmente non sono stati i problemi sessuali a causare il divorzio ma il divorzio ha causato loro problemi sessuali.
Incredibile.
L’evento traumatico divorzio non è mai da sottovalutare perchè parliamo comunque di un percepito “fallimentare” e senza entrare troppo nelle dinamiche di coppia andiamo dritti a come divorzio e separazione sono una delle più frequenti ghigliottine sessuali e come queste attaccano l’autostima delle persone.
Non sai chi hai sposato finchè non divorzi
Fabrizio Caramagna
Divorziare equivale a mettere in atto un cambiamento e questo porta inevitabilmente alla rottura dell’equilibrio esistente, che anche se disfunzionale è pur sempre l’equilibrio del sistema coppia.
Equilibrio disfunzionale, rottura e costruzione di un nuovo equilibrio portano la coppia ad affrontare una serie di situazioni stressanti che generano numerose problematiche a livello psicologico ed emotivo.
Siamo costretti a fare il bilancio di ricavi e perdite di quello che era il nostro personale progetto di vita e in questa fase i vissuti si amplificano, fallimento, lutto amoroso, ferite, rabbia e dolore.
Rabbia e dolore si mescolano trasformandosi in una potente e velenosa pozione. Davanti ad ogni cambiamento ci si sente confusi, instabili come se non avessi più la terra sotto i piedi. Un’equilibrio si rompe e prima di cadere nel vuoto alcune persone sferrano gli ultimi colpi con l’intento di colpire l’altro così da stare meglio loro.
Come?
Semplice, vengono attaccati dal punto di vista della performance sessuale. Se prima andava bene, da quando il divorzio è arrivato sembra che in realtà queste donne o questi uomini non siano mai stati soddisfatti sessualmente dal proprio partner e non mancano occasione per sottolinearlo. Le parole come una sostanza velenosa vengono vomitate in faccia all’altro, senza tener conto delle ulteriori conseguenze.
Serve davvero all’altro per stare meglio?
Poco.
Cosa cerca di colpire?
La parte più vulnerabile: la sessualità.
Riesce ad affondare il colpo?
Decisamente! Anche la persona più sicura, con una buona autostima generale e sessuale inizia ad avere qualche dubbio.
Non le resta che controllare durante i suoi approcci sessuali ogni movimento, minima sensazione e attivazione che possa confermare la sua virilità o femminilità oltre alla sua capacità di provare e far provare piacere ma è proprio così che si incasina e realizza la profezia dell’ex.
Non solo, c’è di peggio!
Lascia che ti dica una cosa…
Gli interessi di queste pene sessuali sono retroattivi.
Proprio così…
La mente gioca un brutto scherzo. Inizia a ripercorrere tutte quelle volte in cui eravate a letto insieme e cercando di far riemergere i ricordi di un film passato vai alla ricerca di quei segnali che probabilmente dovevi cogliere e non hai colto.
Che tu riesca a trovarle o non ci riesca poco importa perchè quel dubbio sta germogliando in te e se non lo blocchi rischia di crescere a dismisura.
Lascia scorrere fuori di te le parole velenose.
Buddha
Come prevenire la castrazione in 3 semplici mosse
Sopravvivere alla castrazione dell’ex è possibile o il divorzio davvero ci condanna?
Queste sono 3 mosse da seguire per limitare questa ghigliottina sessuale e iniziare a vivere con naturalezza la propria sessualità.
1. Valuta le intenzioni, con le quali vengono dette e l’emozione che le genera. Rabbia, disprezzo e dolore portano il partner a gettarti del veleno addosso.
2. Non rispondere al dubbio. Le affermazioni o profezie che vengono lanciate contengono un tarlo che silenzioso e si confonde tra i pensieri. Proprio come un virus si riproduce e si evolve fino a quando non conquista la tua mente. Per fermalo lo devi bloccare. Evita di rispondere al dubbio tiranno, evita di cadere nel circolo vizioso del rimuginare di un passato che non c’è più dove la memoria stessa può essere influenzata e modificata.
3. Evita di fare il millepiedi. Si racconta che un giorno un bel millepiedi camminava spensierato su un bellissimo prato fiorito, fino a quando una formica curiosa, in tutta innocenza, gli chiese: “Caro millepiedi, come fai a camminare così bene con tutti i tuoi mille piedi insieme? Come riesci a muoverli con tanta eleganza e armonia? Caro millepiedi, mi spieghi come riesci a controllare tutte le tue zampe contemporaneamente?”Il millepiedi cominciò a pensarci su e da quel momento non riuscì più a camminare. Pertanto, continua a vivere la sessualità libera dal controllo di ogni tua minima sensazione o movimento del tuo corpo, con estrema naturalezza e spontaneità.
2. Farmacologia castrante.
Probabilmente, non esiste nessun altro campo in cui i risultati pubblicati nella letteratura scientifica siano così distanti dai dati grezzi
David Healy
La medicina viene venerata come forma di sapere assoluto e unica via di uscita dai problemi che noi stessi ci creiamo.
Mi ritrovo spesso a fare i conti con il fallimento della medicina che nel mio studio e accompagnato ogni volta dalla stessa frase: “dottoressa lei è la mia ultima spiaggia”
Non sono qui per demonizzare i farmaci o la medicina perchè a farlo ci pensano da soli,
Come?
Proprio grazie a chi li prescrive e a chi li venera come unica via d’uscita dai problemi senza prendere in considerazione i casi specifici.
Cerchiamo infatti di capire quali sono questi casi specifici dove i farmaci si trasformano in preziosi alleati per la psicoterapia sessuale e quando invece diventano il nemico numero uno, trasformandosi in una vera e propria ghigliottina.
Pronto?
Iniziamo con l’analizzare due diverse tipologie di farmaco e due diversi casi:
1. Farmaco per combattere la disfunzione erezione o impotenza.
Due sono le possibilità che mi sono data:
- Sono la sessuologa più sfigata in circolazione, alla quale si rivolge solo quella minima percentuale (secondo Big Pharma e i suoi discepoli) di soggetti che non risponde agli inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5
- C’è qualcosa che sfugge alla ricerca scientifica in questione e soprattutto questi dati a chi appartengono?
Devi sapere che stiamo parlando solo per la disfunzione erettile di una cifra che supera i 200 milioni di euro in Italia!
Proprio così..
Ma di chi stiamo parlando?
Parliamo di farmaci inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 – PDE5 (avanafil, sildenafil, tadalafil, vardenafil) meglio conosciuti come Viagra, Cialis, Stendra, Spedra, Levitra che sono considerati il trattamento primario quando l’impotenza è di tipo fisico ovvero causata da malattie endocrine, vascolari, neurologiche, diabete ecc.
Fino a qui siamo tutti d’accordo.
Più o meno..
Perché come spesso accade si predica bene ma si razzola male…
non sono io a dirlo, questa volta mi faccio portavoce di un ente superiore..
Proprio così
L’Istituto Superiore della Sanità (ISS) riporta numerosi articoli dove si dichiara come: “la disfunzione erettile può causare stress, diminuire l’autostima e creare problemi con il/la partner…. E molti uomini pensano che, facendosi prescrivere un farmaco o addirittura prendendolo senza aver consultato il medico, possano porre rimedio alla loro impotenza in poco tempo…Se l’impotenza è di origine psicologica è, indicata la psicoterapia, utile a identificare cosa ha causato questo deficit e non deve essere prescritto il farmaco.. Nei casi di impotenza di origine fisica o legata a problemi endocrini, invece, è indicato l’uso di farmaci, considerando sempre che un problema fisico che peggiora l’erezione potrebbe causare l’ansia, preoccupazione e stress che, a sua volta, potrebbe aggravare la disfunzione erettile. Di conseguenza l’approccio integrato con la psicoterapia sessuologica è maggiormente indicato.”
Accettare di avere un problema sessuale per un uomo adulto o giovane adulto è devastante ed ammettere che alla base del problema sessuale non c’è una malattia fisica ma una causa psicologica è ancora peggio.
E allora?
Medicina aiutami tu, del resto abbiamo una pillola per ogni cosa. Tutti di corsa dal medico per farsi prescrivere la ricetta della pillola magica che in brevissimo tempo risolverà il nostro problemino, sospiro di sollievo e niente.
Niente sul serio.
Nulla in contrario personalmente per i farmaci PSDE5, se non fosse che quando non funzionano la persona sprofonda in una voragine di disperazione come Romano, 20 anni alle prime esperienze sessuali dove scopre l’impotenza nonostante sia in ottima salute.
Scettico nei confronti della psicologia si era rivolto ad un andrologo, che dopo aver dichiarato che era sano come un pesce, lo aveva accompagnato all’uscita con una ricetta per la pillola dell’amore ma niente da fare, come una donna si avvicinava tutto dal basso iniziava a tacere.
Preso da un maggiore sconforto ritorna dall’andrologo per avere delle risposte ed una soluzione da poter applicare.
Inizia con le domande, ma l’unica risposta che riceve è la seguente: “devi solo stare tranquillo e fare le cose con naturalezza.”
Lui non si accontenta e continua a chiedere: “Si ma come?”
Altro caso è quello di Giovanni, un uomo di 34 anni che pur in assenza di cause organiche, riesce a fare sesso solo grazie all’aiuto del farmaco.
Dirai: perfetto!
Non proprio..
Quando il farmaco funziona l’innalzamento dell’asta peniena è direttamente proporzionale all’innalzamento del disagio prodotto da una vita sessuale a tempo.
Perché?
Non c’è più la spontaneità, ma il rapporto va programmato per consentire al farmaco di fare effetto.
Davvero divertente il caso di Dario, un ragazzo di 27 anni che assumeva Cialis ed essendo del settore era molto preciso relativamente agli effetti della durata del farmaco che è di 36 ore, in teoria. Di conseguenza lui andava tranquillo e sicuro fino a 35 ore e 59 minuti.
Anche in questo caso in pochi mesi abbiamo tolto la stampella chimica e smontato la credenza relativa al farmaco.
Da specialisti in ambito sessuale è importante riconoscere che i farmaci efficaci esistono, ma vanno tarati e adattati al comportamento sessuale del singolo paziente. Senza lasciarsi travolgere dai dati delle ricerche scientifiche pubblicate dai dipendenti delle case farmaceutiche e limitate a gruppi circoscritti di pazienti con specifiche problematiche.
Proprio così…
Questo però porta a generalizzare il funzionamento del farmaco creando aspettative non corrette. Oltre che ad incrementare notevolmente la vendita e di conseguenza i profitti.
ATTENZIONE!!!
Cosa c’è ancora di più pericoloso che prescrivere farmici a chi non ne ha bisogno?
Ed ecco la tentata soluzione più pericolosa che gli uomini possono mettere in atto:
Acquistare farmaci online da esercizi web non autorizzati.
Dietro a un’apparente convenienza, infatti, molto spesso si nascondono medicinali falsi o illegali che non contengono il principio attivo, e quindi non sono efficaci, o che contengono ingredienti non controllati, spesso di scarsa qualità o addirittura tossici, e in quantità diversa da quella dichiarata in etichetta.
Proprio così.
Non sempre le persone hanno il coraggio di rivolgersi ad uno specialista e come primo tentativo il dr. Google è il prediletto.
Le cose peggiori sono sempre state fatte con le migliori intenzioni.
Oscar Wilde
2. Farmaco antidepressivo e PSSD
“Di PSSD se ne parla poco e se ne parla male” afferma il collega strategico Luca Proietti in uno dei suoi video divulgativi.
Come dargli torto…
Ma vediamo di capire cos’è questa PSSD e perché spaventa tanto gli uomini (in verità non solo)
La disfunzione sessuale post-SSRI (PSSD) è caratterizzata da sono disturbi sessuali, emotive o cognitive che insorgono in seguito all’assunzione di farmaci antidepressivi SSRI e che persistono nonostante la sospensione del farmaco, per un tempo indefinito.
Gli effetti avversi dei farmaci antidepressivi sulla sessualità sono tali per cui come alcuni autori dichiarano, in maniera provocatoria, che l’effetto principale delle pillole della felicità sia proprio quello di rovinare la vita sessuale. Difatti studi recenti indicano che fino al 50% dei pazienti in terapia con triciclici e addirittura fino al 90% dei pazienti con SSRI riportano effetti avversi sulla sessualità, ma solo una percentuale ridotta soffre di PSSD.
Si può parlare di PSSD quando si è tolto il farmaco e la depressione o ansia si è risolta ma continua a mantenersi il problema sessuale.
Nell’uomo è possibile riscontrare deficit erettile, eiaculazione ritardata e/o alterazioni della libido o anestesia genitale; nella donna si possono manifestare anorgasmia e perdita del desiderio.
Gli effetti collaterali sessuali risultano particolarmente degni di attenzione dal punto di vista clinico poiché potrebbero essere interpretate dal paziente in senso depressivo, cioè come conferma della propria inadeguatezza. Inoltre si tratta di problemi difficilmente indagati il medico è molto spesso non riferiti dal paziente ragion per cui i dati riportati in letteratura potrebbero essere addirittura sottostimati.
Le ipotesi eziopatogenetiche della PSSD sono svariate e non solo gli SSRI provocano questa disfunzione ma anche altri antidepressivi, antipsicotici e MDMA.
Condivido le parole del collega strategico il dottor Luca Proietti, quando afferma che la PSSD viene comoda al sistema Big Pharma per autorizzare la messa in commercio di altre terapie farmacologiche per la depressione, ed aggiungo io per promuovere la vendita di Viagra & co, perché spesso vanno in coppia.
Numerosi sono i farmaci e i trattamenti adoperati dalla medicina per risolvere la PSSD.
La verità?
Le ricerche(poche) hanno dimostrato che nessuno dei trattamenti si è più efficace di Mr. Placebo!
Lascia che ti dica una cosa…
Nel caso di sintomi di PSSD la componente psicologica è la base e spesso c’è una gran confusione dettata dalla paura e dalla disinformazione!!
Il farmaco antidepressivo può provocare una sintomatologia sessuale ma queste difficoltà si mantengono grazie alle logiche di funzionamento non ordinarie del comportamento umano.
Proprio così..
Da una parte entra in gioco uno strano effetto chiamato “nocebo”, ovvero una risposta patologica dell’organismo umano in cui alcuni soggetti virgola che temendo l’insorgere di un sintomo come effetto collaterale del farmaco somministrato, ne favoriscono la comparsa attraverso l’innescarsi di una vera e propria “profezia che si autorealizza”.
Dall’altra parte, per timore di avere come effetto collaterale la PSSD, la persona inizia volontariamente a controllare erezione o orgasmo, ma essendo questi fisiologicamente fenomeni spontanei, nel momento stesso li voglio produrre volontariamente li inibisco.
Quest’ultimo meccanismo definito paradosso del sii spontaneo che si trova alla base dei disturbi sessuali, diventa l’innesco che porta la persona a comportarsi come se la PSSD sia la sua realtà, incastrandosi così in un circolo vizioso che si autoalimenta.
Caso clinico: Aiuto!!! Ho la PSSD!!
Questo circolo vizioso lo conosce bene Angelo un uomo di 44 anni, sportivo a cui piacciono le donne e piace fare sesso, soprattutto piace soddisfare la propria compagna. La vita con lui non è stata molto clemente, fin da piccolo l’ha messo di fronte ad eventi difficili e traumatici. Con lo scorrere degli anni sentiva crescere dentro di se quella che verrà poi diagnosticata come ansia generalizzata.
Il neurologo prescrive ad Angelo un antidepressivo, la sertralina. L’ansia non migliora, tanto che arriva il primo attacco di panico.
Angelo capisce che l’uso del solo farmaco non è la strada giusta ed è così non ne vuol più sapere di quella stampella chimica che invece di aiutarlo lo fa stare peggio. Nel peggio però c’è anche un altro effetto, quello che nessun uomo vorrebbe mai provare.
Indovina?
Il calo del desiderio sessuale!
Questo più di tutti l’ha portato ad interrompere la terapia farmacologica, prima però nella ricerca della soluzione a questa sua condizione sempre più frustrante si mette alla ricerca di notizie utili su internet ed è lì che viene a conoscenza di una strana “sindrome” la PSSD.
La sua vita stava riprendendo la normalità ma non aveva ancora fatto i conti con quello che sarebbe accaduto da lì a due mesi. Era in camera con la compagna e d’un tratto la sua più grande paura si realizza.
Esattamente!
Per la prima volta nella sua vita perde l’erezione durante il rapporto. Da quel giorno Angelo è in ansia costante per il timore di perdere l’erezione. Nonostante gli sia stata prescritto il sildenafil riferisce che neanche questo farmaco cambia la sua erezione. Decide così di interrompere anche l’utilizzo di quest’ultimo è di rivolgersi ad un esperto in sessuologia.
Durante la prima seduta ho ristrutturato il calo del desiderio e l’ansia prestazione calzando alla specifica situazione. In lui si era strutturato il dubbio di aver sviluppato la PSSD, aveva quindi iniziato a mettere in atto dei comportamenti riparativi che in realtà finivano per rendere i rapporti sessuali un vero disastro, alimentando la sua insicurezza. Ad esempio, cercava di finire il rapporto il più velocemente possibile per timore di perdere l’erezione ma così facendo non c’era più soddisfazione nell’atto sessuale neanche da parte della compagna.
Le prescrizioni utilizzate sono state in questo specifico caso:
1. Armarsi di carta e penna. Scrivere come sotto dettatura e senza rileggere il dubbio tiranno nell’esatto momento in cui questo si presenta, scrivere tutto il ragionamento mentale che si sviluppa nella mente.
2. Comportarsi “come se” non avesse la PSSD, questo gli ha permesso di bloccare le tentate soluzioni che alimentavano il suo problema e che stavano trasformando il dubbio in certezza e conseguente condanna.
I medici sono uomini che prescrivono farmaci, di cui sanno ben poco, per curare malattie, di cui sanno ancora meno, di uomini di cui non sanno nulla del tutto
Voltaire
Le 4 regole per un percorso farmacologico utile e funzionale:
1. Prima di assumere qualsiasi farmaco parlarne con il tuo medico, saprà consigliarti relativamente al percorso da intraprendere e a quale specialista è meglio affidarsi per il tuo specifico caso.
2. Evita il fai da te farmacologico, acquistando online e senza ricetta i farmaci. Tutto ciò che non è controllato è pericoloso e può danneggiare gravemente la tua salute.
3. Evita di fare ricerche su internet in merito alla PSSD. La ricerca di informazioni diventa una tentata soluzione che alimenta solo paranoie e preoccupazioni.
4. Contattare un sessuologo al presentarsi dei primi sintomi. Rivolgersi allo specialista ti aiuta ad uscire rapidamente da una difficoltà che fin troppo rapidamente rischia di incancrenirsi e distruggere la tua autostima.
L’ambiente come noi lo percepiamo è una nostra invenzione
Heinz von Foerster
3. Organi genitali deformi: quando la paranoia prende vita tra le nostre gambe.
Tutti gli uomini hanno un pene, ma il pene non è uguale per tutti.
Dimensioni e morfologia di questo organo di potere e virilità, variano da persona a persona e di paese in paese.
Ora, ti propongo una sfida…
Trova un uomo (e anche una donna) per cui la dimensione del membro maschile non è importante.
Ardua vero?
Almeno una volta nella vita tutti noi c’abbiamo pensato..
Ma parliamo di misure…
Divertente come tutti coloro che hanno un dubbio, un’insicurezza relativa alla dimensione del proprio pene, abbia ben chiare le dimensioni del pene del resto del mondo. Tutti di corsa a consultare su internet gli elenchi della media della misura del pene, catalogati per paese di provenienza.
È proprio il caso di dire paese che vai, pene che trovi…
Sarò onesta non mi sono messa a confrontare tra i vari siti quanto ci sia di congruo tra le varie misure, anche alcune delle persone che si rivolgono a me sono diventati dei veri e propri esperti.
Le domande si multiplicano e la curiosità le alimenta…
La lunghezza del pene è davvero così importante?
Quanti centimetri servono per far provare piacere al partner?
La dimensione del pene influenza la buona riuscita del rapporto?
Scopriamolo…
Il pene esaminato e classificato in versione 3D comprende le seguenti misure: lunghezza, circonferenza e forma.
Ebbene si, il perfezionismo ha colpito anche il sacro membro.
Secondo alcuni esperti, dimensione e forma del pene influenzano l’attività sessuale e l’autostima. Ma è davvero così importante?
Dipende!
Se così fosse andrebbero tutti dall’andrologo o dal sessuologo.
Dimensione del pene tra credenze e falsi miti
Quando si parla di dimensioni, tutti sembrano diventare esperti e soprattutto lo vedi subito chi è più sicuro di se e chi invece ha qualcosa da nascondere…
Sarà vero?
Al di là della percezione che ognuno ha della propria spada, cerchiamo di capire quali sono le spade più adatte dato che la natura ha fornito ad ognuno la propria, unica e fortunatamente diversa…
Puntiamo innanzitutto il nostro sguardo agli studi fatti in merito agli organi sessuali maschili e femminili.
1. Recenti ricerche ci dicono che la misura che viene apprezzata dalle vagine del mondo è non tanto la lunghezza ma la circonferenza; tuttavia, ammetto che nella pratica clinica c’è discordanza.
2. L’indotto vaginale ha una fine. Incredibile ma vero, anche la vagina ha una sua lunghezza. Mediamente è di 7,5 cm variabile, quindi i “normodotati” vanno più che bene tutti. Il “variabile” che impropriamente metto io, si riferisce al fatto che questa si dilata durante il rapporto sessuale sia in lunghezza che in larghezza, per permettere alle diverse misure di entrare.
In questo caso l’educazione sessuale ha lo scopo oltre che ad informare a rompere quelle credenze che in molti hanno relativamente al proprio pene.
1. La misura del pene a riposo cambia
2. La misura del pene cambia anche in base al punto in cui la si prende
3. Le forme del pene non sono tutte uguali
4. La misura del pene, che sia eccessivamente piccola o eccessivamente grande, può condizionare i rapporti sessuali, ma possiamo comunque avere una vita sessuale soddisfacente.
5. Si parla di micropene quando la misura del pene in erezione di un uomo adulto non supera i 7 cm.
Ci sono uomini però che nonostante sappiano tutto questo ed abbiamo le prove inconfutabili che il loro pene ha una misura adeguata, credono che comunque non vada bene.
La percezione o dispercezione confonde i nostri sensi, troviamo così possessori di “normo pene” che lo vedono piccolo e possessori di pene inferiore alla media che non percepiscono di avere un problema.
Proprio così.
Prenderò subito in prestito la dichiarazione che Gianluca faceva ad ogni suo nuovo appuntamento sessuale: “Il mio non arriva a 10 cm, è piccolo, ma è un gran bastardo”.
Gianluca è un uomo di 56 anni, molto carismatico e ben curato, manager di successo, divorziato da 6 mesi. La sua ex moglie non era mai rimasta delusa dalle sue prestazioni sessuali, perché essendo una recluta della “vecchia guardia” come dice lui, le donne aveva imparato a farle star bene, lui sapeva come fare (vedi articolo Come far provare piacere alle donne pur soffrendo di pene sessuali).
Tuttavia proprio ora, si era riattivato in lui il tarlo della competizione giovanile da spogliatoio, dove mi racconta che facevano tutti a gara a chi ce l’aveva più lungo, gara alla quale lui per ovvie ragioni non aveva mai partecipato.
Non aveva problemi di reclutamento femminile, vuoi per la sua posizione sociale o per i suoi modi di fare da “cavaliere d’altri tempi”, ma era proprio qui che si presentava il problema, perché nel suo immaginario (forse neanche così errato) la donna si aspettava da lui che durante il combattimento sguainasse una lucente spada e non un coltellino svizzero.
Pur sapendo di riuscire a soddisfare la partner, l’imbarazzo era talmente tanto che aveva iniziato ad evitare tutte quelle occasioni ritenute “pericolose” e si stava intrappolando in un dialogo interno dove il dubbio tiranno rapiva la sua mente.
Con Gianluca è bastato utilizzare queste due strategie:
1. Blocco delle risposte per cessare il dialogo interno.
2. Dichiarare il perturbante segreto (vedi articolo I 23 secondi più belli della tua vita)
In questo caso utilizzando queste due prescrizioni, l’esperienza strategica relativa alla sua vita sessuale ha permesso una rapida ripresa delle sue attività di piacere. Con le nuove partner il mantenimento della dichiarazione iniziale oltre ad abbassare il suo livello di ansia era molto apprezzato dalle donne in quanto contrastava con il suo ruolo di manager rigoroso e troppo serioso.
La domanda sorge spontanea: è lo strumento che appaga la donna o come l’utilizziamo che la rende appagata?
Paradossalmente sono sempre maggiori le richieste di uomini che percepiscono di non avere una dimensione o forma del pene adeguata provocare nella partner piacere.
Primo step: verifica le tue credenze sui rapporti sessuali.
1. Sai davvero capire quando la partner prova piacere?
2. Quali sono i segnali che te lo fanno dire con assoluta certezza?
3. Pensi davvero che ad ogni rapporto si debba provare lo stesso piacere, la stessa intensa passione o raggiungere l’orgasmo?
4. Ogni rapporto sessuale deve sempre finire allo stesso modo?
Mi dispiace, qui cadono tutti come birilli.
Secondo step: verifica le credenze sugli organi sessuali.
- Dimensioni necessarie e sufficienti le pene in termini di lunghezza e circonferenza.
- Rileggi misura e funzionamento della profondità vaginale.
Se sulla prima sono abbastanza ferrati, è sulla seconda che tutti si perdono.
La vera ignoranza non è la mancanza di conoscenza, ma il rifiuto di acquisirla
Karl Popper
Due scenari, due ghigliottine
Proseguendo sullo studio appena iniziato in questa direzione, due sono gli scenari che ho riscontrato, apparentemente simili ma decisamente opposti:
- Il mio pene potrebbe non essere abbastanza grande o dritto e per paura di essere scoperto quando mi trovo nel momento di mostrarlo lui si ritira, perdo l’erezione. Ghigliottina sessuale.
L’intervento in questo caso si orienta in direzione del blocco del dialogo interno, dichiarare il perturbante segreto e una serie di ristrutturazioni percettivo-emotive da parte del terapeuta. Un’esperienza successiva prevede l’utilizzo della tecnica del “come se”, per modificare in modo graduale la percezione distorta e si favorisce il recupero di una relazione positiva con la propria sessualità e con quella dell’altro.
- Dimensione e forma del mio pene sono per me inferiori alla media, non ho alcun problema di erezione ma per vergogna evito ogni approccio con l’altro sesso. Ghigliottina mentale.
L’intervento terapeutico in questo caso è fondamentale e decisamente diverso.
La mia rottura con Freud è avvenuta sulla questione dell’invidia del pene, lui credeva che fosse limitata alle donne.
Woody Allen
Sindrome da spogliatoio
La “sindrome da spogliatoio” è una patologia così definita in quanto chi ne soffre si vergogna di fare la doccia insieme ad altri uomini dopo l’attività sportiva nel timore di essere sottoposto al giudizio per via delle dimensioni o della forma dei propri organi genitali.
L’evoluzione del pensiero porta allo strutturarsi della paranoia tipica di questa sindrome definita scientificamente come “dismorfofobia peniena”. Ognuno la chiami come meglio desidera, libero di mettere le etichette e i titoli che si preferisce, resta tuttavia un problema da non sottovalutare.
Lascia che ti spieghi…
La dismorfofobia peniena (BDD) consiste nella percezione distorta dell’organo genitale che, pur avendo dimensioni e forme appropriate, è visto dalla persona come troppo piccolo o troppo grande o troppo curvo o di avere anomalie del prepuzio e/o del glande.
Penserai: basta misurarlo e osservarlo oppure andare dal medico!
Non è così semplice, perchè la persona conosce molto bene le sue misure e anche se un medico afferma che va tutto bene, questo non cambia la sua percezione!
Abbiamo poi un altro caso, raro ma che può verificarsi, la situazione in cui le anomalie fisiche sono reali, qui si parla di dismorfofobia peniena quando il problema è vissuto dal paziente in modo esagerato.
Le credenze inerenti l’aspetto e le dimensioni del proprio pene sono fonte di sofferenza e possono presentarsi in modo persistente o ricorrente per parecchie ore al giorno, condizionando la vita sociale e tutte le relazioni interpersonali.
Lascia che dica una cosa…
Questa è una patologia che genera in chi ne soffre forti momenti di angoscia, depressione e può condurre ad una condizione di isolamento sociale in cui l’uomo rifiuta ogni contatto con un potenziale partner. Si sentono ridicoli, deformi ed spesso mettono in atto controlli allo specchio non fanno altro che confermare le loro convinzioni. Spesso per vergogna l’uomo cerca partner ritenuti “sicuri” come prostitute o escort, questa tentata soluzione non fa altro che alimentare la paranoia perchè in loro scatta anche il dubbio “è lavoro cosa mi deve dire”.
Non si può risolvere con una semplice rassicurazione e neanche mostrando con prove alla mano la non veridicità delle loro affermazioni, anche perché chi soffre di questo disturbo conosce molto bene dati, misure e studi scientifici, ma questo sembra non bastare.
Pertanto questo disturbo non può essere affrontato solo e soltanto dal punto di vista sessuale ma richiede un intervento di trattamento psicoterapeutico.
Come scrive il dottor Francesco De Luca, chirurgo specializzato in falloplastica:
“La proporzione di pazienti che cercano procedure estetiche e soddisfano i criteri per BDD è rimasta approssimativamente dal 5% al 15% negli ultimi 20 anni circa.
La maggior parte dei pazienti con diagnosi di BDD non presenta gli stessi o simili livelli di soddisfazione dopo le procedure estetiche. Alcuni addirittura sperimentano un peggioramento dei sintomi, il che ha quindi evidenziato che il BDD è una controindicazione per le procedure estetiche.”
Questa e altre paranoie travestite da compulsione o ossessione, sono quelle che io definisco “ghigliottine mentali” e sono proprie dei disturbi superiori, dove l’aspetto sessuale è parte integrante ma non rilevante e il trattamento vede la presa in carico a 360° del paziente.
La persona crede che il suo pene non è abbastanza lungo per far provare piacere. Nonostante il centimetro dica una cosa, la loro percezione è tutta un’altra. Non c’è dubbio né timore, ma solo la paranoia di avere il pene piccolo o deforme.
è il caso di Giorgio dove la sua paranoia del pene piccolo lo portava ad evitare ogni approccio che potesse far pensare all’altra persona in un suo interesse sessuale, perchè poi se avesse visto il suo pene così piccolo l’avrebbe raccontato a tutti e la vergogna del giudizio degli altri sarebbe stata inaccettabile.
Altra variante è Andrea che perdeva l’erezione ogni volta che la mano della partner si avvicinava al suo pene anche se ben custodito nelle mutande.
In questi casi la paranoia va trattata da un terapeuta esperto.
Per ottenere un cambiamento in questo caso la credenza sessuale per essere smontata durante le sedute attraverso delle vere e proprie ristrutturazioni percettive-emotive che permettano alla persona di cambiare prospettiva.
Come insegna Paul Watzlawick: “Ristrutturare significa cambiare l’atteggiamento o un punto di vista concettuale e/o emozionale in relazione al quale una situazione viene vissuta, per portarla entro un’altra cornice che si adatti ai fatti della stessa situazione concreta in modo alternativo valido, se non più valido, mutandone l’intero suo significato.”
Partiamo dalle caratteristiche dei genitali femminili, ovvero che la dimensione della larghezza vaginale ha invece una particolarità che nessun uomo può non valutare o conoscere: a riposo le pareti della vagina sono normalmente unite mentre durante il coito si adattano al pene.
Proprio come un guanto cucito su misura, la vagina calza perfettamente al pene che la penetra, le sue pareti non perdono mai il contatto con il membro maschile, grazie alla sua elasticità quindi si conforma alle diverse forme e dimensioni.
Accade però che alcuni uomini durante la penetrazione hanno comunque la convinzione che il loro pene non sia adatto per quella vagina, riferiscono di non sentire le pareti della vagina.
Com’è possibile?
Frutto della loro immaginazione?
No, è una sensazione causata in quelle situazioni dove è presente un’abbondante lubrificazione vaginale.
La domanda che apre le porte alla ristrutturazione è la seguente: Secondo te un’abbondante lubrificazione sta ad indicare che la donna non prova piacere o che sta vivendo sta vivendo un costante e piacevole stato di eccitazione?
Durante la seduta è fondamentale procedere con la ristrutturazione di questa particolare condizione, in quanto se durante il coito la vagina è particolarmente lubrificata, significa che la donna sta provando piacere e l’uomo se ne accorge proprio perchè il suo pene percepisce minore difficoltà di penetrazione. Riportare poi ad orientare l’attenzione su temi come lubrificazione e segnali di piacere che vengono percepiti durante l’intero atto sessuale.
Per smontare la paranoia tuttavia le parole non bastano, si deve passare all’esperienza terapeutica che prevede la scrittura quotidiana di tutte le credenze e preoccupazioni relative alla dimensione del pene.
Tra una seduta e l’altra l’indicazione da seguire è: “ogni giorno ritagliati uno spazio di tempo e armato di carta e penna scrivi tutte le tue paranoie, credenze e preoccupazioni sulle dimensioni del tuo pene. Poi senza mai rileggere, chiudi il quaderno delle paranoie e torna alla tua giornata.”
Ci sono paranoie talmente tanto strutturate che richiedono più spazi durante la giornata da ritagliare per scrivere tutte le proprie paranoie.
ATTENZIONE!!!
Importante non confondere la paranoia del pene piccolo con l’ansia da prestazione, perché anche se questa è presente è solo un effetto della paranoia e va trattata con tecniche diverse e calzate per il singolo caso. Pertanto chiedere aiuto ad un terapeuta esperto è la via corretta da seguire.
Bibliografia
L.Proietti, Canale Youtube, “Si può guarire dalla PSSD? Sintomi, cause, trattamenti e rimedi.”
A. Caputo, R. Milanese, Psicopillole: Per un uso etico e strategico dei farmaci, Ponte alle Grazie, 2017, Milano
P. Watzlawick, J.H. Weakland, R. Fisch, Change: sulla formazione e la soluzione dei problemi, Casa Editrice Astrolabio, 1978, Roma